De-liberata-mente (2007)

01 January 2007

Il sordo e la leggenda / Vecchio play boy / Sierra Madre / Teste dure / Buffalo Bill a Torino / Ripensando te / Indefinibile / Ladri del tempo / Cafard, l'alito del Drago / Principio a termine

  1. 1 -IL SORDO E LA LEGGENDA (Maolucci) 5’17’’ 1995 - Alla mia reale sordità parziale.

  2. 2 - VECCHIO PLAY BOY (Maolucci-Nieloud) 3’23’’ 1987 - Al mio amico Gualtiero, perdigiorno e avventuriero.

  3. 3 - SIERRA MADRE (Maolucci) 5’58’’ 2003 - A mia moglie, non “amica”, dopo un viaggio tra i Mexica (in epigrafe il riff di “And I love her”dei Beatles)

  4. 4 - TESTE DURE (Maolucci-Bonino) 3’56’’ 2007 - Al mio amico Alfredo, compagno di pensieri Con cui a volte eccedo, proprio come ieri (in epigrafe l’arpeggio dei Byrds in “Mister Tambourine man”di B.Dylan)

  5. 5 - BUFFALO BILL A TORINO (Veritas-Maolucci) 5’38’’ 1906-2007 - A Tonin, che si perse la donna per un Cow Boy del circo, nel 1906 davvero. E a tutti i torinesi del “diofa-boiaporco”, che non cambieranno mai, sicuro

  6. 6 - RIPENSANDO TE (Maolucci-Seger-Maolucci) 6’27’’ 2006 - Al mio vecchio amico Beppo, da 30 anni messicano Ritrovato da poco, mancato da troppo, sepolto in modo strano. (la melodia è in parte un libero adattamento di due brani di “Stranger in town”- B.Seger ’78)

  7. 7 - INDEFINIBILE (Maolucci- Nieloud) 4’02’’ 1997- A mia figlia Beatrice, nella sua prima giovinezza felice.

  8. 8 - LADRI DEL TEMPO (Maolucci) 4’52’’ 1997 - Ai molti che non frequento e di cui non son contento. (in epigrafe il riff di “Honky tonk women”dei Rolling Stones)

  9. 9 - CAFARD, L’ALITO DEL DRAGO (Maolucci-Bonino) 5’04’’ 2007 - Al mio amico Enzo, pensatore divergente Legionario da romanzo, pittore impenitente

  10. 10 - PRINCIPIO A TERMINE (Maolucci) 45’’ 2007 - Al mio universo visibile l’inizio di una rapsodia che continuerà irrinunciabile, per ora sospesa nella via.

CD2007 NON IN VENDITA


NOTE FUORI CANTO

Questo mio quinto album continua il racconto sospeso trent’anni fa, dopo “L’industria dell’obbligo” e “Barbari e bar”. E’ dedicato ancora a chi mi sta intorno e ai tempi che ci pervadono e ci assediano, sempre più stretti e distratti. E’ di nuovo intriso di Rock perché questa è la sola musica che amo e che so fare . Cantarla in italiano è una battaglia che ho creduto persa, ma che oggi ritengo valga ancora la pena di combattere. Questi dieci brani, a parte un paio di vecchi inediti, non sono nati Rock, ma lo sono diventati nell’esecuzione e nello spirito, che porge tributo ai classici dei ’50 – ’60, talora citati (in epigrafi musicali) con spudorato piacere e sincero riconoscimento. In fondo ci hanno dato e ci danno ancora il meglio e non importa se alla loro evoluzione è subentrata una “devoluzione”, in assenza di motivazioni e ambienti favorevoli al cambiamento. Il Rock non è morto, ma si sta consegnando alla storia, ostaggio del suo tempo come me e come altri a cui in questi brani mi ispiro. Sono stato il primo a considerarlo musica “seria” e a proporre un suo revival nei primi anni ’70 (Songraffiti), ma sono stato anche il primo a pentirmene troppo presto nei primi anni ’80 per esplorare altre vie armoniche e altre sonorità (Immaginata - Tropico del Toro). Questa autocastrazione andava comunque interrotta per onestà musicale. Non si può cambiare sempre discorso e adottare a piacimento buoni o cattivi esempi. E’ assurdo innamorarsi, arrabbiarsi o voler cambiare il mondo sempre per conto terzi. E poi non vedo più Baradel e Belle Generazioni da lanciare all’attacco. Queste mie nuove liriche dunque non prestano più il fianco a nessuno; e siccome il libero pensiero si paga e non si vende, le regalo a chi mi ha seguito finora e a chi ha appena scoperto che esisto. Spero di non deludervi come mi ha deluso chi pensava fossi di parte o messo da parte. Non sono pentito e neppure latitante. Il Survival, che mi ha dato curiosamente più successo, è solo un altro mio gioco progettuale. In realtà sto benissimo, vivo benissimo e sono contento di me. La nicchia torinese in cui mi trovo e opero non è affatto un ambiente in estinzione e sono tornato a scrivere impenitente, affacciato a una finestra informatica sempre aperta e affrancata dal mercato del pensiero canonico “de–liberata-mente”.

RINGRAZIAMENTI, SCUSE, TRIBUTI E CONTRIBUTI

Dopo venti anni di relativo silenzio (solo discografico) intervallato dalla compilation in CD “Generazione mia”, questo è il mio primo lavoro non “arrangiato” ma finalmente suonato, cantato e basta. Ringrazio per questo Marco Bonino,storico musicista torinese che ha capito e si preso cura di tutto. Chiedo scusa a lui, a Marco Nieloud e a Bob Seger per aver contaminato alcune delle loro musiche con le mie parole e la mia voce. Mi scuso anche con Veritas (autore torinese dei primi ‘900) per aver osato rimusicare la sua ballata in dialetto ispirata a un fatto di cronaca e con Roberto Balocco, che l’aveva riesumata 60 anni dopo. Tutti i personaggi di questo album sono veri (e anche vivi, tranne Beppo e Tonin). E’ un altro tributo pagato a Torino. Quando la finirà di divorare i suoi figli e di ricordare solo quelli che giocano a calcio o fanno automobili saremo già tutti morti da un pezzo. Tutto questo è dedicato a mia figlia che, dopo anni di pianoforte al Conservatorio, ha deciso di seppellire i musicisti estinti cominciando a comporre e cantare canzoni con la mia chitarra. Pazienza, le ho lasciato in eredità i miei miti (Elvis, Dylan, Beatles, Stones), tutta la mia scarsa ostinazione, tutte le enormità e tutto l’amore di cui sono capace.Questo album dura circa 45 minuti. I dieci brani che lo compongono sono stati registrati a Torino tra febbraio e luglio 2007 nello studio di Marco Bonino, che ha suonato quasi tutti gli strumenti (chitarre, bassi e tastiere), eseguito le parti corali, programmato le incisioni, effettuato i mixaggi. Io ho solo cantato, strimpellato e vocalizzato qui e là, stressato Bonino con le mie manie di occupazione dei vuoti musicali e sponsorizzato numerosi “brain-storming” nei bar di San Salvario. Hanno contribuito alle esecuzioni: Marco Nieloud ( il piano in “Vecchio Play Boy” e “Indefinibile”); Slep (la chitarra Dobro- slide in “Buffalo Bill”, “Indefinibile” e “Ladri del Tempo”); Roberto Padovan (il piano in “Indefinibile”e l’organo in “Ripensando te” e “Buffalo Bill”); Giorgio Bianco (l’armonica in “BuffaloBill”);Rossella Bonino (i cori femminili in “Buffalo Bill”, “Vecchio play boy”e “Ladri del tempo”); Maria Camilla Ormezzano (il violino in “Buffalo Bill”). La foto di copertina è di G.P.Orbassano (che mi ha ritratto schifato in un tempio buddista nel 2006). Non so di chi sia la foto che mi ritrae nella mia prima esibizione in pubblico a 15 anni (era il 1961, nella sala danze “La perla”di Torino). L’elaborazione grafica e d’immagine è come sempre di Giorgio Bianco, amico artista e musicista che da 40 anni mi sopporta e mi “supporta”. NB Mi ritengo onorato della pazienza, della competenza e dell’intelligenza che tutte le persone citate hanno voluto regalarmi. E’ stato finalmente bello incidere un disco, come da sempre ho desiderato. Le uniche cose che ho sofferto sono state la scelta del titolo (che considero ancora provvisorio) e la decisione di non finire l’ultimo brano (di cui nessuno dei miei “prossimi” era convinto). La prossima volta. QUI NON CI SONO EDITORI, DISCOGRAFICI e PRODUTTORI Le composizioni, depositate alla SIAE, sono di esclusiva proprietà degli autori fino a tempo indeterminato.

1 - IL SORDO E LA LEGGENDA (Maolucci)

Ogni sordo è una campana!... Allarme, figli di puttana! SONO SORDO, SONO SORDO, NON CI SENTO DA UN ORECCHIO MA L’ALTRO E’ SEMPRE ATTENTO, AMICO, NON MI PERDO DENTRO IL MUCCHIO Sordo ai sordidi grugniti delle demoipocrisie ai guaiti delle masse addestrate alle bugie Ai belati degli imbelli rassegnati ai nuovi boia, io rispondo “sono sordo” (‘sto rumore mi dà noia). Al trionfo dei mediocri, al ghignare dei potenti al disastro intellettuale di ‘sti geni deficienti Io rispondo “sono sordo” ai pentiti e ai latitanti io rispondo “sono sordo” (ma mi sto curando i denti). SONO SORDO, SONO SORDO, NON SUONATE A QUESTA PORTA HO SEPOLTO LA PAZIENZA E LA RABBIA MI E’ RISORTA Alle narcolitanie che ci spaccia il Vaticano al bofonchiare mistico, ai profeti del digiuno Ai pacifici starnazzi garantisti e senza sorte ai singhiozzi di paura per i barbari alle porte. Tutti i sordi son cattivi e non sentono ragioni quando trattano coi servi che si sentono padroni In un mondo che ha cambiato chi diceva di cambiarlo il potere (e il sedere) é meglio prenderlo che darlo. SONO SORDO,SONO SORDO, DALLA PARTE DEL MIO TORTO MILLE TORTI CONTRO UNO, NON CE N’E’ PIU’ PER NESSUNO Ora è tempo dell’ingiuria, dell’orrore e dei rimorsi. Sono sordo alla politica, ai suoi luridi discorsi E detesto chi non vuole mai vedere e mai svegliarsi per difendere il cervello a pugni, schiaffi e morsi. Sono sordo a questi ciechi che difendono lo stato sono sordo ai visionari che lo vogliono castrato. Lo stato è come un medico che non capisce niente vende care le speranze (io lo pago, son demente). A casa cialtroni! Tutti a casa incapaci! Io vi aspetto all’inferno e preparo le braci. SONO SORDO, SONO SORDO, HO UNA PULCE NELL’ORECCHIO PERO’ MI SENTO BENE AMICO, NON MI PERDO DENTRO IL MUCCHIO E se non basta più il coraggio di un pensiero bello e forte mi serve la pazzia, l’audacia della morte. Ho ancora tante frecce da lanciare contro il cielo. La mia anima sinistra si destreggia con un volo. E se non l’hai capito ancora, questa musica è cambiata. Un’assurda fantasia sta invadendo la tua vita. Guarda controluce questa immagine tremenda: senza Dio e senza Patria... E’ già scoppiata la leggenda. Ogni sordo è una campana!...Allarme, figli di puttana!

2 - VECCHIO PLAY BOY (Maolucci- Nieloud)

I furbi son più divertenti di tutti i santi e gli eroi. Avventurieri e briganti vorremmo esserlo noi. Peggio per noi, gente normale, meglio per voi, gente speciale. . E tu che ripeti te stesso, tu che ha sguazzato nei guai fai finta di niente anche adesso ( è l’unico impegno che hai) Vecchio play boy, non morirai (un giorno, da un viaggio qualunque, non tornerai). Con le tue carte sei sempre di mazzo... (Amico, sei pazzo). . Non c’è gente che ti va, non c’è un posto che ti va... Di mente fine, sottile, di aspirazioni un po’ snob pettegolo, paradossale, telecultore di Blob. Al gioco però non perdi mai (che un dio ti perdoni e ti salvi il culo che hai). Batti anche il tempo, tra un lazzo e un sollazzo.... (Testa di pazzo). Sul tuo terreno di caccia, le belle non mancano mai. Le brutte fan perder la faccia ( l’unico bene che hai). Vecchio play boy, non c’è una che va ( per gelosia, paura del dopo o per vanità). Lasci gli amori per qualche amorazzo... (Testa di pazzo). Non c’è niente che ti va, non hai sogni né realtà... Gli amici ti han visto per mare spendere come Kassogi e moltiplicare le ore collezionando orologi. Amici re magi che, da lontano ti aspettano nudo e in miseria per darti una mano. Ma tu li sfotti e subisci l’andazzo... (Amico, sei pazzo). Senza imbarazzo frequenti da pazzo... Un mondo del cazzo.

3 - SIERRA MADRE

(Maolucci) Se penso alla tua vita senza di me...Mi vien da vomitare Lasciati ridere come sai fare, ti canto i miei perché. A Dio piacendo, certo, convengo che tu non balli il Tango Che mi trascuri per i bambini, ma non per film a tre pallini. Scusa se te lo dico (con te non son neanche amico) : semplicemente ti amo, con te mi sento pure scemo. Amore, il nostro Calvario non è così straordinario Tu vuoi la casa pulita, il mio sepolcro saltuario. Il tuo tesoro della Sierra Madre non è un bel figo con le spalle quadre Una certezza da portare al dito allineato con un buon partito. Il tuo tesoro non sa fare il padre è un dannato clone di sua madre A volte freddo come un terrorista o testa calda come un pacifista. Tu non sei “femminambientalistamentecattocomunista” Noi vuoi molestie intellettuali, i bla-bla-bla dei terzi canali. Mi manchi sempre, pure in cucina, lì ti trovo Messalina Ti vorrei sempre piena di me, ma non sei Lou Salomè Scusa se te lo dico (con te non son neanche amico) non sei contenta mia bella che non mi sei sorella ? Io gioco a fare il marito un po’ scemo e pervertito Tu fai la moglie paziente, disillusa, seducente. Il tuo tesoro della Sierra Madre non è un bel figo con le palle quadre Una certezza da portare al dito, allineato con un buon partito. Tu dici che non so quando basta (mi entra prima in culo che in testa) E non so mai quando chiudere i conti e incassare i sogni più urgenti Penso alla mia vita senza di te... E non posso più pensare. E, come te, non trovo parola...Forse siamo una cosa sola. Scusa se te lo dico (con te non son neanche amico): Non amarmi mai più di tanto, se parto non voglio rimpianto. Sei sempre bella davvero, ogni ruga porta un tuo pensiero Che guida i miei desideri e ti trova come ieri. Ma non mi piaci quando sei malata quando vuoi condirmi l’insalata E quando perdi sempre le tue chiavi quando rinneghi il tempo in cui mi amavi. Questo tesoro della Sierra Madre è un bell’amore con le palle quadre Che nella piaga mette sempre il dito, una leggenda viva, non un mito La carne e l’anima che abbiam trovato Per un discorso ancora mai finito.

4 - TESTE DURE (Maolucci-Bonino)

Tempi duri. Libero i pensieri e canto per capire la testata che ti ho dato ieri. E ti suono “dissennata-mente”, però non cerco scuse (il perdono non è mai così importante)

Che non esiste, o non esiste ancora, o che non è mai stato intelligente e buono (neanche ora). Tu che spari sugli americani, i ricchi, i petrolieri (io su “pecorari” e talebani). Lascia stare a casa i lussi e le manie Le piante e gli animali (misantropie). Dimmi solamente quello che non so Sei troppo intelligente, ne approfitti un po’. Fammi dire che l’uguale mi ha stufato e che un nero sa cantare ma non vince mai gare di nuoto. Fammi dire stupide eresie, che il meglio è sempre troppo che il bene e il male sono fesserie.

Tu, testa dura, erudita, competente, seria da paura lasci a me la parte del demente. Io, testa dura, deliberatamente profeta di sciagura stravolgo le parole impertinente. Tempi duri per liberi pensieri e per essere migliori in momenti disperati, ma non seri. Per la pace è troppo presto (siam sinceri). Per l’amore è troppo tardi (pensa a ieri...).

5 - BUFFALO BILL A TORINO

(Veritas-Maolucci) Quelle tue ragioni, meglio delle mie danno un po’ fastidio, come bugie. La tua mente vola, “brilla” come te. Hai dalla tua parte un dio che non c’è e... A j’era ‘l vintessèt d’avril, mia Rusin am suplicava: “Pagme almeno Buffalo Bill peui ‘t vëdras ch’i starai brava. Sarà mai pi costa ocasion përché chiel doman a va via. Ti, Tunin, ch’it ses tan bon, negme nen sta cortesia”. E mi che da fieul i j’era faseul i l’hai pa poduje neghejlo, l’hai pijàit un doi franch bele neuv, pròpe bianch, l’hai fait gnent d’àutr che arfilejlo; e peui për surtì son andame a vestì, e chila ambardà ‘s n’andasia da Buffalo Bill e mi tut tranquil a fè partia. A la sèira i torno a ca për podej fè un bocon ëd sin-a. Treuvo l’uss mess ambajà, a-i è nen mia gogni-a. Vad dal portiè, am dis tranquil: “ Toa Rosin a l’è ‘ndàita via, e un moreto ‘d Buffalo Bill a j’era an soa companìa”. Mi sentend lolì, ‘t peule capì, ël sangh a l’è andame a la testa; i coro sla stra guardo an sa e guardo an là se la treuvo i veuj feje la festa, e peui i vad a cerchè ant le piòle e ij cafè beivend an quasi ògni ostërìa; a la sèira i sun pien ma Rosin i treuvo nen, a l’è pròpe partìa. Rivo a ca, l’è pì ‘d doi bòt, vad guardé ant la guardaròba, mia Rosin ant un fagòt a l’ha potrà via la soa ròba: An sël taulin a-i era ‘n bijetin, a j’era Ròsa ch’a scrivìa: “ Scusme, scusme, car Tonin, i j’era decisa d’andè via. Ëd Buffalo Bill un moreto gentil m’ha fatto na proposizione; col bel moretin dë tolèt bustichin di denari ne ha a profusione. Përdonme, Tonin, s’ì lasso Turin Për nen che ti ‘t sie malcontento. Nel tiretto lasciai e tu troverai un biglietto da cento”. A j’era ‘n bijèt pròpe italian, l’avìa già veuja dë s-cianchelo, ma peui dòp l’hai pijalo ‘n man e i l’hai pensà ëd bin dobielo; i son ficamlo ‘nt ël borzachin e peui dòp i son scapà via dësgustà dla mia Rosin: col’ingrata a l’è partia. Son andàit al Lingot, beivume ‘n litrot, son fame na pcita marenda. Tornand a Turin l’hi beivù set quintin për podèj dësmentiè sta facenda. Ades son tranquil: i mando al diav Buffalo Bill, Rosin, bistichin e ciampòrgne. Doranans i proponrai, për pì nen avèj ëd guaj, ëd pijè tante sbòrnie.

TRADUZIONE LETTERALE DEL TESTO DI VERITAS: “BUFFALO BILL” Era il 27 aprile (del 1906). La mia Rosina supplicava:”Pagami almeno (il circo di) Buffalo Bill e vedrai che sarò brava. Non ci sarà mai più questa occasione, perché lui domani va via. Tu, Tonino, che sei tanto bravo, non negarmi questa cortesia”. E io che da giovane ero un “fagiolo”(sprovveduto) non ho potuto negarglielo; ho preso due franchi (lire) e non ho fatto altro che rifi- larglieli. Poi sono andato a vestirmi per uscire, mentre lei bardata (in ghingheri) se ne andava da Buffalo Bill e io tutto tranquillo a fare una partita (a carte). Alla sera torno a casa per poter mangiare un boccone a cena. Trovo l’uscio mezzo socchiuso. Non c’è più la mia morosina. Vado dal por- tinaio e lui mi dice, tutto tranquillo:”La tua Rosina è andata via, un brunetto di Buffalo Bill era in sua compagnia”. E io, puoi capire, sentendo quello il sangue mi è montato alla testa. Scendo in strada, guardo qui, guardo là, se la trovo voglio farle la festa. E poi vado a cercare nelle osterie e nei caffè, bevendo quasi a ogni taverna. Alla sera sono pieno, ma non trovo Rosina. E’ proprio partita. Arrivo a casa che sono le due passate. Vado a guardare nel guarda- roba. La mia Rosina, in un fagotto, ha portato via la sua roba. Sul tavolino c’era un bigliettino; era Rosa che scriveva:”Scusami, scusa- mi caro Tonino, avevo deciso di andare via. Un gentile brunetto di Buffalo Bill mi ha fatto una ‘proposizione’. Quel bel morettino, fusto e intrigante, di danari ne ha a profusione. Perdonami Tonino se lascio Torino ma, perché tu non sia malconten- to, nel tiretto lasciai e lì troverai un biglietto da cento”. Era un biglietto proprio italiano. Avevo già voglia di strapparlo. Ma dopo l’ho preso in mano e ho pensato di piegarlo bene. L’ho infilato nel borsellino e dopo sono scappato via, disgustato dalla mia Rosina, quell’ingrata che è partita. Sono andato al Lingotto, ho bevuto un litrotto, mi son fatto una pic- cola merenda e, tornando a Torino, ho bevuto sette quintini (un litro e mezzo) per poter dimenticare questa faccenda. Adesso sono tranquillo, mando al diavolo Buffalo Bill, Rosina, bistic- ci e sgualdrine. D’ora in poi mi propongo, per non avere più guai, di prendermi tante sbornie.

6 - RIPENSANDO TE (Maolucci – Seger - Maolucci)

Vecchi sogni terminali, io non vi sopporto più. Voi compagni sempre uguali, né speranze né virtù. Vecchio amico che. non torni, io ti canto come eri E mi trovo tutti i giorni la tua voce nei pensieri. La “querida” tua presenza che riempiva quella stanza e la carne divorata in abbondanza...(Che potenza !). AHI ME ! RIPENSANDO TE E IL MONDO CHE CANTAVA “HASTA SIEMPRE ” Le tue mani grandi e forti per picchiare la chitarra. Il tuo indice sparava solo foto nella Sierra La tua America latina della jungla e della gloria. Il coraggio di opinioni che insultavano la storia E quell’ultima tequila che hai pagato da testardo: “Offri tu quando ritorno, non mi perdo”.....(Che bugiardo!). AHI ME ! RIPENSANDO TE E IL MONDO CHE CANTAVA “HASTA SIEMPRE ” Nelle orecchie ancora Bob, la sua anima che suona. Nello sguardo ancora il “Che”, mentre il sogno ci abbandona... Tengo ancora un “Monte Cristo” che mi avevi regalato. La custodia è di buon legno. Lì, mi han detto, ti han stivato. Nel profumo di tabacco la tua cenere rivive...E’ meglio “starci secco” che bagnare le lenzuola quando fuori c’è la neve. Ora sento che sghignazzi, la battuta che ti uccide e il trionfo del tuo rutto dentro l’anima che ride. E prendevi per il culo, tu caprone grande pancia, mentre intanto ti lisciavi il grande baffo sulla guancia. E neppure una bestemmia, l’occasione di un sorriso, né la voglia di pensare a chi ti ha ucciso, a quel porco che ti ha ucciso... Penso in termini di addio e di ponti ormai bruciati Stammi bene amico mio, pensa ai sigari fumati Ma che scherzo un po’ da prete, ma che stronzo che sei stato Il finale del tuo film tu me l’hai già raccontato E ti perderai così il finale del mio film..................................... (Che bastardo!...Che bugiardo!) RIPENSANDO TE RIPENSANDO ME GENTE CHE CANTAVA “HASTA SIEMPRE” Hasta siempre!...................................... Hasta siempre!...................................... Hasta siempre!....

7 - INDEFINIBILE (Maolucci-Nieloud)

E mi dicevi sempre: “Adesso che facciamo ?...” “Inventami una storia !...”. E mi tiravi scemo. “Cantiamo una canzone !”- “Adesso non è il caso”. Piangevi così adagio, tirando su col naso. E mi toglievi l’aria nel dirmi “sei cattivo” Ma poi mi davi un bacio e ritornavo vivo. E ridi ancora adesso del mio non sentire e fuggi le mie rabbie che stentano a morire. CHE COSA TENERA CHE SEI ( INDEFINIBILE, DIREI ) E’ così facile pensare a te e leggerti negli occhi: tu sei me. Adesso con le amiche racconti fesserie e dalla scuola porti a casa piccole bugie. Ma sulle mie ginocchia le tue coccole viziate son sempre acqua di torrente per le mie ferite. CHE COSA SPLENDIDA CHE SEI ( INDEFINIBILE, DIREI ) Insieme al tempo mi perdonerai e nell’alba sempre tu vivrai. A volte invidio i cuccioli che ami da vicino i tuoi pensieri fragili, i peluches sul tuo visino. Stellina del mattino, più tenera che mai, capisci sempre il bimbo che io ero e che tu sei. CHE COSA MAGICA CHE SEI ( INDEFINIBILE, DIREI ) Nei miei pensieri ti nasconderò e giovane per sempre resterò. E come l’aria intorno a me tu sei ( per sempre INDEFINIBILE, DIREI ).

8 - LADRI DEL TEMPO (Maolucci)

Se ti ammazzano a vent’anni, dicono, è reato. Un colpo di pistola e tutto il tempo ti han rubato. Ma se ti strappano la vita in tanti pezzettini Non c’è legge che punisce ‘sti vigliacchi assassini. Ladri del mio tempo, non avete cuore Rapinate la mia vita di minuti e di ore Voi mi avete ucciso a rate tutti questi anni Non avete un Dio né un giudice che vi condanni. Impiegati galeotti dentro i tribunali Nelle banche, nelle scuole, negli uffici postali Voi banditi eletti e voi profeti dell’ambiente Voi disabili epocali, voi garanti di niente. Tenetevi i miei soldi (posso farne ancora) Ma non toglietemi un minuto e tanto meno mezz’ora. Il tempo è merce molto rara dopo i quarant’anni Eppure non c’è mai nessuno che vi citi per danni. Ladri del mio tempo, non avete cuore Scippate alla mia vita i giochi, i vizi, l’amore I miei pensieri, il mio lavoro...Bestie criminali. La fate sempre franca voi, pericoli sociali. Ladri del mio tempo, non avete cuore Rapinate la mia vita di minuti e di ore. Pazzi, dentro i vostri uffici mi tenete ostaggio Insieme ad altri poveracci senza colpa e coraggio. Tra spaghetti e barzellette nelle vostre case Con le palle che contate in serate noiose Ladri del mio tempo, ci prendete gusto ?... Con me non ci provate !... Guardatevi dall’ira del giusto !...

9 - CAFARD, l’alito del drago (Maolucci- Bonino)

Enzo, amico mio, ostaggio del tuo tempo mi prende la tua voce come un crampo. Canto un tuo delirio, bello e di coraggio dove sempre il meglio sta nel peggio. Tra quei rinnegati persi nella storia che cercano ad Aubagne un po’ di gloria. Toccati dal sapere gli ebrei parlano poco. Persi nel destino i tedeschi hanno il fuoco. Invece gli italiani, toccati persi e basta hanno orgoglio solo per la pasta. Ho visto ballerine dell’Alcazar coi baschi librarsi volitive sulle ali di Chaikowsky. C’era un principe di Russia addestrato da un sergente Cosacco del Kubàn , un gran fetente che di giorno lo straziava, ma la sera lo curava e poi “piccolo padre” lo chiamava. Un servo della Francia, di giorno tutto boria di notte lui serviva la sua storia. E la chiamano “straniera” la gente che conosco la transumanza umana che capisco. Accontentiamo donne, ma senza devozione sotto le mutande col delirio in erezione. E a quelle di Marsiglia, puttane di sapienza vestali dell’onore, paghiamo l’esperienza. Puoi girarti sul tuo fianco come un vecchio incrociatore Ti accarezzano la schiena senza amore E ti cantano crudeli la tua “Lily Marlene” E dopo, mentre affondi, “Rien de rien” .........................................................................................

ET VOILA’ LES GENS, GEANTS DE LA LEGION Legione, patria nostra, sei l’alito del drago spento a Dien Bien Phu , qui non lo nego. La chiamano “Cafard” e pesa come il piombo (nel deserto “dans la merde” tu non sei Rambo) E’ la malinconia che può essere mortale non puoi sputarla via, è veleno con il miele. Enzo, amico mio, al tuo mondo sono sordo ma mi fai sentire meglio e, come te, “Gagliardo”. - Aubagne: località nei pressi di Marsiglia che ospita il centro di reclutamento della Legione straniera francese - Alcazar: famoso cabaret di Marsiglia, ora chiuso, un tempo frequentato da grandi artisti agli esordi - Kubàn: regione del Caucaso in cui venivano reclutati i Cosacchi, corpo speciale di soldati a cavallo dell’esercito zarista e poi sovietico. - Dien Bien Phu: località del Vietnam in cui venne combattuta nel 1954 la battaglia decisiva della guerra di Indocina che portò il paese all’indipendenza dal dominio coloniale francese. Rappresenta la più tragica sconfitta storica della Legione, ma anche il teatro del suo più alto eroismo, in una delle ultime battaglie campali della storia. - Cafard: in francese è l’umore nero o il malessere esistenziale che corrisponde allo “spleen” in inglese.

10 - PRINCIPIO A TERMINE (Maolucci)

Vedi, mia bella dall’occhio un po’ strano il tutto ci trova nel pieno abbandono. Cadono affranti i silenzi dell’alba e parole di sfida che spengono il tuono.


Fine registrazioni

Marco Bonino, Enzo Maolucci, Slep e Roberto Padovan davanti allo studio di registrazione a fine incisioni. Settembre 2007.